Le nozze di Cadmo e Armonia
«Queste storie non avvennero mai, ma sono sempre». Tali parole di Salustio – forse la più bella, certamente la più concisa definizione del mito – si leggono nell'epigrafe delle Nozze di Cadmo e Armonia. E ci ricordano che le storie degli dèi e degli eroi greci non soltanto si trovano all'origine di tutta la letteratura occidentale, ma continuano a vivere sino a oggi: una vita intessuta di parole innanzitutto, ma altrettanto di immagini. Per più di tremila anni, dai sigilli micenei fino a certi quadri del secolo ventesimo, quelle storie sono state raccontate anche per figuras, sotto forma di statue, vasi, stele, monete, dipinti, affreschi, disegni, rilievi. È un immenso corteo di immagini, che mostrano ogni volta come quegli dèi, quegli eroi e le loro gesta sono stati concepiti, di epoca in epoca, in quanto epifanie.
Le nozze di Cadmo e Armonia – libro che appartiene al più antico genere letterario: la mitografia – presuppone non solo il continuum delle fonti scritte del mondo classico, da Omero a Nonno, ma anche le innumerevoli raffigurazioni dei miti greci attraverso immagini di ogni specie. Con questa edizione, che si presenta come una versione a sé stante, a distanza di vent'anni dalla prima pubblicazione, quelle immagini affiorano in superficie, sempre in corrispondenza a certi dettagli – narrativi o esegetici o anche stilistici – del testo. E si calano nella gabbia tipografica più congeniale e azzardata, che è lo specchio di pagina dove vennero disposte le silografie di un libro che apparve nel 1499 e in cui sembra essere confluito il vasto corso della mitologia classica: la Hypnerotomachia Poliphili. Ogni buon lettore sarà sfidato a cogliere i nessi di questo gioco, che mira a espandere le risonanze delle parole e delle immagini, per via di osmosi, contrappunto e controcanto. Al testo delle Nozze di Cadmo e Armonia si giustappone qui un saggio, Lo sguardo sommario, che tratta di quella singolare e inconfondibile ebbrezza a cui le immagini degli dèi greci – attraverso «le opere e i giorni» di molti secoli – invitano ad abbandonarsi.