Sillabario n. 2
I Sillabari n.1 e n.2 comprendono racconti brevi “sui sentimenti umani, così labili”, quasi in forma di “poesie in prosa”, distribuiti per lettere alfabetiche, secondo un progetto che doveva andare dalla A alla Z; l’autore si fermò tuttavia alla lettera S, in quanto “abbandonato” dalla poesia.
Esemplarità dell’immagine poetica, felicità dell’esistere, complicità dei paesaggi e delle stagioni, golosità che si appropria di colori, sapori, odori: in una parola l’esultanza della percezione e dei sentimenti è al centro delle raccolte. I racconti di Sillabario n.2 evocano una continua iniziazione, quale che sia l’età anagrafica dei personaggi: i momenti di quasi insostenibile intensità che l’alchimia della memoria farà emergere come significativi solo a distanza di molti anni, rivelandoli finalmente per quello che sono, le esperienze semplici e fondamentali che fanno una vita, e di volta in volta verranno chiamate “Fascino”, “Felicità”, “Grazia”, “Malinconia”, “Odio”, “Sogno”. Tutte toccate dalla grazia dello stile, queste figure di adolescenti sensitivi, di donne limpide e curiose, di vecchi sapienti, celebrano senza saperlo i misteri della fisicità, gustano con pari abbandono gli aromi delle passioni e quelli delle erbe selvatiche. Sullo sfondo, un Veneto di acque e di boschi, l’Italia arcaica e dignitosa degli anni ’30 e ’40, infatuata del mito amatorio di Clark Gable, e le sue città in via di modernizzazione già cariche di solitudine ed estraneità.