Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto (Agrigento) nel 1921. Studia a Caltanissetta, dove si diploma all’Istituto magistrale nel 1935. Al termine degli studi, s’impiega presso il consorzio agrario di Racalmuto. Nel 1944 abbandona la facoltà di Magistero di Messina e intraprende la carriera di maestro elementare nella sua cittadina natale, interrotta soltanto nel 1957. L’avvicinamento alla letteratura risale al 1949, quando è tra i fondatori della rivista nissena «Galleria», che dirigerà dal 1950 sino alla morte.
E sempre nel 1950 esce il suo primo libro, Favole della dittatura, una raccolta di prose nella forma della favola esopiana. Due anni dopo pubblica la sua unica silloge poetica col titolo La Sicilia, il suo cuore e cura l’antologia Il fiore della poesia romanesca, con prefazione di Pasolini. Gli anni Cinquanta coincidono anche con l’esordio nella pubblicistica: inizia la collaborazione con la «Gazzetta di Parma» (dove nel 1953 recensisce Finzioni di Borges) e con altre prestigiose testate quali «L’Ora», «Il Contemporaneo», «Nuova Corrente», «Il Ponte», «Officina», «La Fiera letteraria» e «Tempo Presente». La sua esperienza d’insegnante è invece l’oggetto delle Cronache scolastiche apparse su «Nuovi Argomenti» nel 1955. Su impulso di Vito Laterza, Sciascia scrive Le parrocchie di Regalpietra (1956) sulle condizioni sociali delle sue zone d’origine. Quindi seguono Gli zii di Sicilia (1958), Il giorno della civetta (1961), Il consiglio d’Egitto (1963), Morte dell’inquisitore (1964), A ciascuno il suo (1966, da cui il regista Elio Petri trae un film l’anno successivo) e le due pièces teatrali I mafiosi (1964) e L’onorevole (1965). Nel 1967 si trasferisce a Palermo, dando vita a un fecondo cenacolo culturale e seguendo da vicino l’attività dell’editore Sellerio. Negli stessi anni avvia la collaborazione con «La Stampa» e «Il Corriere della Sera ». A questa stagione appartengono i romanzi Il contesto (1971), Atti relativi alla morte di Raymond Roussel (1971), Todo modo (1974), La scomparsa di Ettore Majorana (1975), I pugnalatori (1976), Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia (1977), Ore di Spagna (1983, resoconto di viaggio accompagnato da fotografie di Fernando Scianna), 1912+1 (1986), Porte aperte (1987), Il cavaliere e la morte (1988). A questa ricca produzione narrativa, Sciascia accompagna sin da subito un’altrettanto intensa attività saggistica interessata alle tradizioni letterarie e folkloriche siciliane: nel 1953 esordisce col saggio Pirandello e il pirandellismo, al quale segue nel 1965 Feste religiose in Sicilia (con fotografie di Scianna). In collaborazione con S. Guglielmino cura l’antologia Narratori di Sicilia (1967), mentre nel 1970 raccoglie i suoi saggi su scrittori siciliani sotto il titolo La corda pazza. L’esperienza politica palermitana nelle fila del P.C.I. e quella nazionale come deputato radicale (1981-86) acuiscono l’interesse per l’indagine storica ed escono L’affaire Moro (1978), Dalle parti degli infedeli (1979), Nero su Nero (1979), la raccolta di saggi Cruciverba! (1983), Cronachette (1985, Premio Bagutta) e La strega e il capitano (1986).
Sciascia muore a Palermo nel 1989, ma pochi mesi prima della sua dipartita dà alle stampe gli ultimi suoi scritti: Una storia semplice, Alfabeto pirandelliano, Fatti diversi di storia letteraria e civile e A futura memoria (se la memoria ha un futuro).
A cura di C. Ambroise è stata pubblicata da Bompiani la raccolta completa delle opere (2 vol., 1987-89), secondo un piano editoriale approvato dallo stesso Sciascia.